WELLBEING DESIGN

PROGETTARE IL BENESSERE

Le proprietà dello spazio sono in grado di influenzare in modo significativo il benessere delle persone. Per questo motivo, attraverso la consulenza strategica e con l’adozione di un approccio evidence-based, proprio della Psicologia Ambientale e Architettonica, supportiamo i professionisti nel progettare ambienti in grado di creare esperienze rigenerative e prevenire possibili effetti negativi determinati dalla mancata considerazione dei bisogni psicologici collegati allo spazio.

Il Restorative Design costituisce il riferimento teorico e applicativo per concepire e realizzare ambienti che rigenerano. Al suo interno, il Biophilic Design rappresenta la strategia d'elezione per intervenire sullo spazio e ripristinare il contatto salutogeno Persona-Natura.
I principi dell’Universal Design assicurano il riconoscimento della diversità umana a favore di prassi progettuali imprescindibilmente inclusive e partecipative.

Restorative Design

La restorativeness (rigeneratività) costituisce il costrutto principale all'interno di una nuova area di studi della Psicologia Ambientale che si occupa del processo di rinnovamento, ripresa o ristabilimento delle risorse psicofisiche e sociali, impoverite durante i continui sforzi di andare incontro alle richieste di adattamento all’ambiente. I processi rigenerativi possono procedere più prontamente o lentamente in alcune attività e ambienti piuttosto che in altri. I restorative environments (ambienti che rigenerano) sono in grado di rigenerare l’individuo da condizioni di stress e di affaticamento cognitivo e sono caratterizzati da un'assenza relativa di richieste.

Il panorama della rigeneratività fa capo a due principali teorie di tipo evoluzionistico: la Stress-Recovery Theory (Ulrich, 1983), maggiormente centrata sul ripristino di stati affettivi positivi; l'Attention-Restoration Theory (Kaplan e Kaplan, 1989), focalizzata sugli stati cognitivi, in particolare sul ripristino delle funzioni attentive affaticate da intensi e prolungati sforzi cognitivi. La maggior parte degli studi si è focalizzata sull’effetto rigenerativo degli ambienti naturali, mostrando come questi producano, se comparati a quelli costruiti, un maggior recupero dallo stress e dall’affaticamento cognitivo. Rilevanti sono le prove a favore dell’effetto rigenerativo di musei e mostre d’arte.

Biophilic Design

Il termine biofilia fu coniato da Erich Fromm (1964), psicoanalista tedesco, per descrivere la tendenza a essere attratti da tutto ciò che è vivo e vitale. Successivamente e in modo indipendente, il biologo americano Edward O. Wilson (1984; 2002) utilizzò lo stesso termine per indicare un'esperienza empirica di profonda comunione con la Natura. La biofilia sarebbe geneticamente determinata e avrebbe un carattere evoluzionisticamente adattivo.

ll design biofilico costituisce una nuova modalità progettuale che può ridurre lo stress, stimolare la creatività, la chiarezza dei pensieri, migliorare il benessere e accelerare i processi di guarigione. In relazione alla crescente urbanizzazione, queste qualità diventano sempre più rilevanti in tutti i tipi di ambiente costruito: da quello residenziale a quello scolastico, da quello sanitario a quello lavorativo.

Benefici

Il Design Biofilico non è moda ma scienza applicata
  • CASE: aumento del valore della proprietà del 4-5% e decremento della criminalità del 7-8%
  • UFFICI: la produttività aumenta dell'8%, i livelli di benessere del 13% e si riduce l'assenteismo
  • SCUOLE: incremento dell'apprendimento fino al 20-25%, miglioramento delle prestazioni cognitive, dei livelli di attenzione e concentrazione, riduzione dei casi di ADHD
  • AMBIENTI SANITARI:  riduzione del dolore da medicazione del 22% e di degenza post-operatoria dell'8,5%
  • NEGOZI: aumento del valore immobiliare e della spesa media dell'8-12%
  • ALBERGHI: incremento della disponibilità di spesa del 23%

Universal Design

Nel 1985 l'architetto Ronald L. Mace conia il termine Universal Design (Progettazione Universale) per descrivere, da un punto di vista teorico e applicativo, la progettazione di prodotti, ambienti e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella massima misura possibile, senza necessità di adattamento o soluzioni speciali.
Successivamente, presso il Center for Universal Design della North Carolina State University (USA), un team multidisciplinare di esperti ha elaborato i 7 Principi del Design Universale:
  1. Equità (uso equo: utilizzabile da chiunque);
  2. Flessibilità (uso flessibile: si adatta a diverse abilità);
  3. Semplicità (uso semplice ed intuitivo);
  4. Percettibilità (comunicare efficacemente le informazioni necessarie, indipendentemente dalle condizioni ambientali o dalle capacità sensoriali dell'utente);
  5. Tolleranza all'errore (minimizzare i rischi o le azioni non volute);
  6. Contenimento dello sforzo fisico (utilizzo con minima fatica);
  7. Misure e spazi sufficienti (rendere lo spazio idoneo per l'accesso e l'uso).
In Europa, il termine Design for All (Progettare per Tutti) propone la progettazione come processo che mette al centro la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza (EIDD, Dichiarazione di Stoccolma, 2004). Gli ambienti, i prodotti e i servizi concepiti secondo questi criteri dovrebbero essere fruibili da persone di tutte le età e capacità, in situazioni differenti e in varie circostanze.
In area di lingua inglese, secondo principi simili, è stato proposto e utilizzato il termine Inclusive Design (Progettazione Inclusiva), introdotto da Roger Coleman nel 1994 per affermare la nozione di equità sociale in opposizione all’espressione Exclusive Design.